Il Natale in Calabria è una sfida senza esclusione di colpi, roba da spaventare persino Van Damme (che non è Chuck Norris, ma poco ci manca).
Ecco quindi i 10 incubi più ricorrenti del Natale calabrese:
- Lo zio che chiama “ambo” dopo un numero – Il protagonista del Natale è sempre lui, lo zio Peppe che non vuole fare il tombolone solo per il gusto di gridare “Ambo!” dopo il primo numero estratto. Non ci sono contromisure, lo fa ogni anno e si sente simpatico. L’unica risposta possibile è una risata “abbozzata” mentre si pensa il peggio di lui.
- Il vegano costretto a mangiare il capretto durante il pranzo del 25 – Lui avrebbe fatto una scelta di vita, consapevole e ponderata. Ma i suoi se ne fottono e lo costringono a mangiare il capretto “che è devozione e mutu!”. L’unica risposta possibile è subire sperando di beccare il pezzo con meno carne.
- La partita a calcetto organizzata la sera del 26 (dopo 6 pasti di assoluto valore olimpico) – Niente da fare, c’è l’amico organizzatore che a 45 anni ancora non si rassegna e si sente Cannavaro dei bei tempi:”‘Nu muru!” Lui organizza, riesce a trovare 10 balordi compreso te e si gioca, con 5 chili presi in 3 giorni e la tenuta atletica di Khedira. L’unica risposta possibile è mettersi in porta dopo due minuti.
- La passeggiata per digerire con un vento buono per far salpare “Luna Rossa” – Tu stai bene a casa, al caldo, a stomaco pieno. Poi bussa il compagnone di una vita e devi “scendere” per fare un giro mentre fuori c’è de Angelis che percepisce il vento giusto per puntare alla America’s Cup. L’unica risposta possibile è bardarsi come nelle pubblicità Maina e lanciarsi tra i ghiacci tipo Di Caprio in “The Revenant”.
- Il portachiavi in regalo dal parente e la conseguente farsa dello stupore – Ti fanno sempre schifo questi regali “fatti per farli”, ma tu devi fingere stupore, gioia e un senso di utilità da attribuire all’ennesimo portachiavi del Milan quando tu sei della Juve (e in famiglia lo sanno tutti). L’unica risposta possibile è sorridere alla Jim Carrey.
- L’amico che ti chiede se “fuori” si futta – Tu stai a Bologna e scopi il giusto. Per il tuo amico che è rimasto giù vivi nell’Academy di Rocco Siffredi e vuole “salire” per venire da te, pensando di trovare russe pronte a tutto per soddisfarlo. L’unica risposta possibile è fare spallucce e occhiolini.
- Gli zii che ti chiedono quando ti sposi e/o quando fai un figlio – Tu stai in pace con le tue solite relazioni aperte e chiuse a seconda delle settimane. Invece gli zii ti vogliono incasellato subito e padre/madre di tre/quattro figli che si devono chiamare come i tuoi avi dell’Ottocento. L’unica risposta possibile è:”Adesso mi sistemo e con…pensiamo a mettere su famiglia”…Credici!
- Le pulizie del salone che ti costringono a stare appollaiato tipo gufo – Non sai dove metterti perché tua madre è scatenata e pretende di rendere il salone di casa più pulito di una reggia viennese. Ti devi spostare sempre, alzando i piedi come nei video dei “Daft Punk”, un dramma. L’unica risposta possibile è uscire alla disperata senza meta.
- I film di Natale trasmessi dalle TV calabresi – Hanno il budget di una pizzeria al taglio al Polo Sud e quindi ti propongono film in cui Massimo Ghini ha 18 anni e corteggia nevroticamente Margherita Buy, allora inconsapevole di essere un’attrice. La sceneggiatura ricorda i comizi di Salvini. Agghiacciante. L’unica risposta possibile è cercare di assopirsi sul divano.
- Il brindisi in rima con nomi impossibili – Ti chiedono “Fai una rimaaaa!” e tu ti incarti cercando di sembrare brillante, esibendoti in metriche degne di Toto Cutugno. Il brindisi fa schifo, ma ai tuoi commensali piace e ti senti un po’ Neruda. Ci bevi su e capisci che alla fine la Calabria ti appartiene.