“Dopo che hai visto come ti trattano i datori di lavoro e appena ti rendi conto di come al nord, anche se all’ospedale non conosci nessuno, ti curano come si deve, la decisione di emigrare corrisponde ad un miglioramento della qualità della vita”.

È con questa motivazione, triste ma in fondo veritiera, che il Sole 24 Ore ha assegnato a Reggio Calabria il primo posto tra le città nelle quali si emigra meglio.

“Straordinari pagati, pagamenti sicuri a fine mese, trasporti pubblici efficienti, qualità dell’offerta culturale e welfare sono le altre componenti prese in considerazione nel paniere”, continuano i giudici.

“Servizi pubblici che non vengono scambiati per favori, diritti sacrosanti del cittadino non utilizzati a fini elettorali e in generale un livello di civiltà da paese mediamente progredito”.

Sono questi i fattori che hanno decretato la vittoria del capoluogo di provincia calabrese.

Reggio, città dalla quale si va via a fatica, considerati gli affetti e il clima, ma dalla quale a conti fatti si emigra meglio.

Ovvero dove il salto di qualità, a parità di condizioni sociali e lavorative, è più evidente.

”Lavori che in Calabria sono pagati a 700 euro e un calcio in culo”, continua uno dei sociologi che hanno stilato la classifica, “in Lombardia sono retribuiti al doppio con l’aggiunta di buoni pasto e altri benefit. Senza contare la copertura sanitaria per tutti i dipendenti e il welfare aziendale”.

L’ennesima conferma, insomma, che sole e mare da soli non bastino a garantire un’esistenza felice o per lo meno dignitosa.