Mammola, Anoia, Polistena, addirittura Melicucco.
Cinquefrondi (al prezzo di una) e Roccella Jonica.
Lo Jonio e il Tirreno che si uniscono, paesi dai nomi evocativi, ma soprattutto per molti un Wondewall, per dirla con gli Oasis.
Un muro delle meraviglie che sancisce e celebra il ritorno a casa per molti fuorisede.
Quell’ammasso di cartelli e indicazioni stradali che da oggi è diventato Patrimonio dell’Umanità.
“È un bene storico che negli anni si è trasformato in una vera installazione artistica“, si legge nella motivazione dell’Unesco.
“Un’opera che ha una forte caratterizzazione territoriale e un valore antropologico da preservare”.
Come un castello o una fortificazione quel muro di segnali è diventato negli anni, a tutti gli effetti, un bene culturale. Un’installazione che ha assunto col tempo un alto valore simbolico e di appartenenza territoriale.
In una parola: Piana. In tre parole: ritorno a casa.
Lì, centro del mondo, punto da cui si dipanano tutte le strade che portano nel cuore della calabresità.
Roccella, San Giorgio Morgeto, Galatro, Locri, Maropati e Feroleto della Chiesa.
Sì avete capito bene: Feroleto della Chiesa. Nome così lungo da dover essere puntato.
È lì che si arriva, allo svincolo di Rosarno, ed è da lì che si riparte.
In quell’ultimissimo tratto di viaggio tra vie impervie e ulivi secolari, dove la stanchezza ti fa chiudere gli occhi, ma il cuore ti tiene sveglio perché batte forte sentendo già l’odore di casa.