La piaga dei fuorisede che prendono l’accento del posto in cui si trasferiscono è una delle conseguenze peggiori dell’emigrazione meridionale.
Calabresi che ad un anno o due dal trasferimento al centro-nord iniziano a rispondere con ‘Daje’ ‘E ‘nnamo’ ‘Cazzo figa!’ ‘E ‘sti cazzi?!’
Senza voler eccessivamente colpevolizzare persone che compiono una scelta complicata come quella di vivere lontano da casa e che giocoforza sporcano il loro accento con quello del posto che li ospita, dobbiamo prendere però le distanze da Fabio in arte Mimmo.
Trasferitosi da pochi mesi a Milano per lavoro, il 27enne, rientrato in Calabria, a Scilla, per le vacanze di Natale, ha pensato bene di esordire con un ‘Uè zio, bella lì’ rivolto ad un amico.
”Mimmo chi cazzu rici? Comu cazzu parri?”
Già, Fabio in arte Mimmo, come diavolo parli?
“Che ho detto di male? Ti ho solo salutato!” Ha provato a giustificarsi il giovane.
Niente da fare, anche in quella frase l’accento meneghino era oltremodo evidente.
“Ma senti a chistu! Comu parra! Ma cu’ ti senti?”
Fabio in arte Mimmo a quel punto è stato circondato da tutta la sua comitiva di (ormai ex) amici.
“Mi sa chi Milanu ti minau ‘nta testa”
I toni sono diventati più esacerbati, ma ancora nessun accenno di violenza era scattato nel gruppo.
Nessuno aveva ancora messo le mani addosso al fuorisede fin quando lui stesso ha pensato bene di “Offrire a tutti un ape” con l’intento di calmare gli animi.
È stato infatti a quel punto che si è passati dalle parole ai fatti e, come se piovesse, sono iniziati a volare schiaffi e calci.
All’urlo di ‘Tornatindi a Milanu’ il ragazzo è stato spintonato fino al limite del belvedere in piazza e solo il pronto intervento di una volante dei carabinieri ha evitato il peggio.
Trasferito in una località protetta, adesso il giovane è stato affidato ad un programma di protezione per calabresi rinisciuti. Il quale prevede tra l’altro un corso accelerato di dizione dialettale reggina con tutte le vocali aperte affidato ad una commare del luogo.