Anni e anni di leggende mandati in fumo. Anche se in effetti il sospetto noi lo avevamo già.
Il mandarino mangiato a fine pranzo per sgrassare in realtà non serve a niente.
A confermarlo è direttamente l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha voluto mettere definitamente il punto su una delle questioni aperte dell’alimentazione mondiale.
Decenni di mangiate luculliane, primo, secondo, contorno (che poi era un altro secondo), terzo, richiamino di primo, verdure fritte e strafritte, concluse con un mandarino (o un ananas) per sgrassare.
Quel frutto a fine pasto che ci faceva sentire meno in colpa, l’arancia che ti lava la bocca e ti fa digerire meglio.
“Non serve a un cazzo”, cinque parole che demoliscono le nostre certezze e ci mettono di fronte alle nostre responsabilità.
Non ci sono evidenze scientifiche che un mandarino o un ananas possano ridurre l’apporto di grassi. O comunque non l’apporto di grassi dei pranzi e delle cene di Natale calabresi.
La scienza ha parlato, la scienza che ci riporta coi piedi per terra.
Un altro colpo basso per i nostri nonni dopo la scoperta della finzione delle puntate di Forum e degli incontri di wrestling.
Una verità che forse non sopporterebbero e che noi eviteremo di raccontare loro.
Così continueremo ad accettare quel poetico mandarino mangiato per sgrassare.