Avrebbe tentato di affermarsi nella società, infiltrandosi tra i gangli dell’economia calabrese.

La quiete di uno scenario arretrato e fiero del proprio immobilismo turbata dal tentativo criminoso di impadronirsi del futuro.

Una piovra che rischiava di coprire i tanti punti di eccellenza del malaffare faticosamente costruiti, in anni di connivenza e clientelismo.

Parliamo di lui, lo sviluppo, losco figuro che mai aveva animato la Calabria e che proprio ora stava provando a offuscare tutto, abbindolando le nuove generazioni, corrompendole con assurde promesse di progresso per la regione.

Per fortuna sono prontamente intervenute le istituzioni a  bloccare il piano criminoso ordito sotto traccia: lo sviluppo è stato arrestato, in una maxi-retata che ha visto finire agli arresti anche l’emancipazione, la satira, l’ironia, la legalità e il senso civico.

A nulla sono valse le proteste di sedicenti cittadini perbene, scesi in piazza al momento dell’arresto.

Lo status quo trionfa sempre su questi propositi vigliacchi e in Calabria è stato restaurato un bonario sentimento diffuso di ingiustizia, furbizia e indifferenza.