“Una prova di maturità encomiabile”, l’ha definita così l’imam della comunità calabrese di Piazza Bologna.
La giornata campale di un week end epocale, il primo lontano da casa dopo le vacanze di Natale.
“Ci aspettavamo morti e feriti, scene di disperazione e tentativi di suicidio. Invece le ragazze e i ragazzi hanno dato un grandissimo esempio di freddezza e lucidità”.
È la prima domenica lontana dalle attenzioni delle mamme e delle nonne calabresi dopo due settimane e passa di pranzi e cene luculliani.
Farsi prendere dalla malinconia è stato impossibile. Vedersi adesso, a cucinare in una minuscola cucina condivisa, e pensare che solo sette giorni prima ci si strafogava di prelibatezze in un salotto grande il doppio della casa in cui vivi – vivete, in tre – a Roma.
Eppure le calabresi e i calabresi fuorisede hanno resistito; qualche pianto al telefono e un paio di momento di sconforto, quello sì, ma nessun tragico epilogo.
“Era una missione difficile, ma possiamo dire di averla superata brillantemente”, interviene il capo tribù calabrese di Brescia.
“Onestamente ci eravamo preparati al peggio”.
Nessun ferito, nessun morto, nessun tentativo di suicidio. I ragazzi stanno finalmente crescendo.