Alla fine è successo.
La Cina è diventata la Calabria.
La Calabria post Natale ai tempi dell’emigrazione di massa.
Città isolate (e non soltanto d’inverno dopo le alluvioni), trasporti paralizzati e la disperazione tra chi rimane.
Già il Coronavirus ha trasformato la Cina nella Calabria.
Specie la Calabria rurale, quella spopolata da decenni di emigrazione e dissesti idrogeologici.
Ed è così che possiamo vederci per una volta da fuori, con il Pil fermo – o in retromarcia – e i palazzi spettrali.
Case disabitate dove i calabresi non verranno più a stare, treni fatiscenti e soppressi, strade perenni cantieri aperti e scheletri di palazzo non finiti costruiti per i figli che non torneranno.
Ed eccola qui la Calabria, tutti i giorni come Wuhan in isolamento.