Shock-Calabrexit, i primi effetti si abbattono su tutti i non calabresi intenzionati a entrare nella regione
Il governo Santelli ha deciso: per venire in Calabria non basterà sapere qualche parola tipo “‘nduja”, “‘ndrangheta” o “morzeddhu“, servirà padroneggiare, in maniera vastasa e sguaiata, il complesso dialetto calabrese.
Ma c’è di più, si dovrà anche dimostrare di essere assolutamente disoccupati, sfiduciati e disillusi.
Questo quanto previsto dal nuovo Piano “Calabrese a punti“, presentato in una riunione Skype della Giunta virtuale che Santelli ha riunito tra gli amici del Playstation Store.
Per essere considerati calabresazzi al 100%, gli aspiranti dovranno ottenere almeno 70 punti: 20 attraverso un esame di lingua tenuto da docenti scelti tra gli elettori di Leo Battaglia, 40 certificati dall’ufficio di collocamento dell’Ospedale di Locri e 10 punti assegnati da severissime nonne in cerca di una genealogia calabrese.
Condizioni di particolare favore saranno concesse esclusivamente a: traffichini, banditi, affaristi, speculatori, tangentisti, affiliati, massoni e pescatori di frodo.
Il giro di vite è frutto della scelta di separarsi di fatto dall’Italia, garantendo servizi che in Veneto e Lombardia erano obsoleti nei primi anni ’80.
La Calabrexit adesso è realtà e il provvedimento entrerà in vigore dal gennaio 2021.