La notizia è di quella che riempiono di orgoglio gli aficionados, ma non solo. Un annuncio che diventa motivo di soddisfazione e di vanto per una regione intera: la prossima stagione della pluripremiata serie televisiva ‘Narcos’ sarà ambientata in Calabria, per la precisione a Gioia Tauro.

La piana e il porto, due location perfette per la sceneggiatura, e la scenografia, di una delle serie più apprezzate dal pubblico.

“Abbiamo scelto Gioia Tauro per dare realisticità e attualità al nostro prodotto, il porto di Gioia con i suoi diecimila container e la piana per gli inseguimenti e le scene più efferate. Ci siamo decisi guardando via satellite un sequestro di droga: tutti quei panetti nascosti sotto i caschi di banane, davvero tutto molto cinematografico”, commenta Alfred Michiowa, uno degli autori della serie.

Basta, dunque, con le ville con piscina nella giungla e i bunker dispersi nella periferia di Medellin. Anzi no.

“Abbiamo trovato molte location simili anche qui. Ci sono delle ville in stile Scarface niente male, e poi posti diroccati e auto di grossa cilindrata, ruderi accanto a case di cemento armato. Contrasti molto forti che ci hanno convinto una volta in più della bontà della nostra scelta.”

Un parallelismo perfetto, quello tra Sudamerica e Calabria, dunque, ma anche un’evoluzione naturale degli eventi.

“Volevamo seguire il traffico della droga sui mercati europei. Gioia Tauro e la Calabria rientrano perfettamente nella prosecuzione della trama, non c’è stata nessuna forzatura nella scrittura della serie”, prosegue l’autore.

Le navi portacontainer, le gru immense, le contrade isolate, le ville immerse nella vegetazione, i suv, gli inseguimenti e gli attentati dinamitardi. Tutto come nella realtà.

“In realtà la serie sarà ambientata a Gioia Tauro, ma per motivi di sicurezza continuerà ad essere girata in Colombia, nei sobborghi di Medellin. Qui è troppo pericoloso anche per la nostra troupe abituata a muoversi negli ambienti criminali più estremi. Ma riprodurremo fedelmente l’hinterland calabrese, ve lo assicuro!”

Una soddisfazione a metà dunque, per la Calabria e l’Italia. Un marchio – quello della criminalità organizzata – che, come per il Padrino o, appunto, Scarface, viene sfruttato a livello cinematografico e commerciale, senza però ricadute ‘positive’ sul nostro territorio.