La quarantena e il bel tempo.
La quarantena e la primavera.
La quarantena e le festività pasquali.
Ecco in fila tre ossimori, tre paradossi che stanno vivendo in questo periodo quasi tutti gli italiani.
Difficile stare dentro casa col sole, difficile rinunciare ai riti d’incontro – tra sacro e profano – delle festività.
C’è così chi, irresponsabile – diciamolo subito per sgombrare il campo da equivoci, ricorre a tutti i tipi di trucchi ed espedienti per violare questi arresti domiciliari soft cui siamo sottoposti.
E se nel milanese una decina di arzilli vecchietti si sono dati appuntamento in un bosco per proseguire i loro tornei di scopa e briscola, in Calabria hanno fatto lo stesso cinque comari locali.
“A Pasqua bisogna ‘mpastare i cudduraci”, si è giustificata una delle signore beccate – letteralmente – con le mani in pasta.
“Lo facciamo da cinquant’anni. Il Coronavirus non potrà fermare tutto questo”.
Attirati dall’odorino di dolce, i carabinieri si sono introdotti nel boschetto e hanno trovato le cinque donne intente a cucinare i famosi dolci calabresi.
Su le mani e tutte a casa!
“I dolci, care signore, li potrete cucinare ognuna a casa vostra”.
Per la gioia dei vostri figli e mariti che, così facendo, potranno anche fare l’assaggino tipico della pasta frolla prima che venga infornata.