Ma un semplice file Excel? Non necessariamente una tabella pivot o altre funzioni particolari, un diamine di schemino semplice: due colonne con descrizione e importo pagato.
É questo il pensiero che da ieri sera ronza nella testa di tutti i calabresi, o almeno di quelli che hanno seguito “Non è l’arena” di Giletti.
Davanti all’ennesimo servizio sulle inefficienze della sanità calabrese, il senso di impotenza aumenta, toccando vette inesplorate.
Tra il solito ospedale pronto, ma chiuso al pubblico (stavolta siamo a Cosenza), e l’ormai consueta tarantella di scaricabarile delle responsabilità, arriva infine l’inchiesta sull’Asp di Reggio Calabria.
Fatture pagate due volte, se non tre, interessi infiniti, decreti ingiuntivi e un debito visibile ad occhio nudo dalla Luna.
Un ritratto davvero impietoso dell’azienda sanitaria della più grande città calabrese.
Un’azienda dove non si riesce nemmeno a tener traccia dei pagamenti eseguiti.
Monta lo sbigottimento dei telespettatori davanti al non rispetto dei più elementari principi di contabilità.
Dentro uffici che sono, evidentemente, all’abc tecnologico e pratico.
Non si riescono a tracciare nemmeno le fatture pagate dall’ente, tanto che queste finiscono per essere bonificate più e più volte.
Non si riesce a fare, insomma, un elementare file Excel dal titolo “Fatture pagate”, dove riportare i riferimenti delle fatture e la data del bonifico.
Semplice semplice.
Una cosa che qualsiasi studente fuorisede ha imparato a fare al primo anno di università per tenere sotto controllo le spese e le bollette di casa.
Mentre si parla di super-manager e di grandi numeri, non si riescono a tenere aggiornate le partite doppie.
Dare e avere, roba da primo superiore di ragioneria.
Non si riesce, o forse non si vuole, a tenere traccia dei pagamenti, bloccare gli sprechi, i decreti ingiuntivi, gli interessi moratori.
In un pozzo che ogni giorno conosce un nuovo fondo, dove davvero non riusciamo a mettere di scavare.