Oggi, 17 maggio, ricorre la Giornata mondiale contro l’omofobia.
Piaga dei nostri tempi, la paura dell’omosessualità genera ogni anno nel nostro paese migliaia di episodi di discriminazione e violenza.
Aggressività che parte già dalle basi del termine, dove spesso la parola gay (con le sue declinazioni dispregiative ricchione, frocio, finocchio) viene utilizzata come offesa.
“Ma sei un gay!” si dice all’amico che si vuole schernire e mettere alla gogna.
Come se essere omosessuali fosse qualcosa di cui vergognarsi e da cui prendere le distanze.
Ed è così che, tra le iniziative prese in Calabria per sensibilizzare i giovani sull’argomento, c’è anche quella di non apostrofare come ricchione l’amico cui piace l’arte e la lettura.
La cultura, invece, può – e deve – piacere a tutti: uomini, donne ed omosessuali.
Non sei gay se ti piace leggere, e pure se lo fossi, non te ne devi vergognare.
Ma soprattutto non bisogna utilizzare l’omosessualità come elemento dispregiativo.
Una vera, piccola, rivoluzione culturale per la Calabria.
Non utilizzare la parola gay come offesa.
Chissà se un giorno ci arriveremo…