Danni incalcolabili per le cucine calabresi e uno stato di apprensione e smarrimento diffuso.
“Lo Stato ci ha abbandonato”, così dichiara nonna Rosa all’uscita di un vertice di comari che sta vagliando ogni possibile ipotesi per rispondere all’emergenza che ha messo in ginocchio la Calabria: da ieri infatti, nelle macellerie di fiducia e nei supermercati, non si trova più una sola fettina “per involtini”.
Quel tipo di carne speciale, ai confini del magico, che le nonne calabresi descrivono ai nipoti prima di mettere in tavola un pentolone che sa di sugo e vita.
Niente fettine, niente involtini. A rischio la distruzione di una civiltà secolare che aveva imperniato sugli involtini ogni dimostrazione di affetto.
Pentole inossidabili e ricette tramandate di nonna in nonna, tutto all’aria per una sottovalutazione generale.
Come spesso accade in Calabria, ampie erano state le garanzie degli esercenti:”La carne arriva, non vi preoccupate.”
Invece, col passare dei giorni, i banchi frigo diventavano sempre più vuoti fino a non sostenere più l’enorme richiesta di carne per involtini avanzata dalle madri delle madri e dei padri.
C’è una soluzione all’orizzonte? Si spera, anche perché nella regione si parla di possibili moti di piazza che potrebbero porre le basi per la prima rivoluzione calabrese.
“La rivoluzione dell’involtino, questo sarà!“, a dirlo un capopopolo che non mangia il suo piatto preferito da ben tre giorni ed è pronto a scardinare le istituzioni.
Seguiranno aggiornamenti.