C’è il Coronavirus che avanza, generando fenomeni di psicosi e messaggi vocali apocalittici dal pesante accento dell’entroterra calabro, e c’è lo ‘Ndranghetavirus, molto più pericoloso e reale.
Da una parte un virus cinese che al momento ha attecchito solo in Lombardia e Veneto, e che la maggior parte degli esperti definisce come una forma influenzale un po’ più virulenta, dall’altra un cancro che ammorba la Calabria da decenni e che non si riesce in nessun modo ad estirpare.
E così in mezzo a tanto allarmismo per il Coronavirus, sfugge l’altra – vera – notizia del giorno.
65 persone arrestate in Calabria per associazione mafiosa, tra loro un parlamentare attualmente in carica e un consigliere regionale appena eletto.
Per tutti obbligo di dimora a casa o trasferimento in carcere.
Altro che la quarantena immaginaria in cui si sono chiusi migliaia di calabresi.
E mentre il Coronavirus è ancora un nemico inoffensivo, lo ‘Ndranghetavirus colpisce ogni giorno.
E ogni giorno viene – per fortuna – contrastato a colpi di arresti e sequestri.
Soltanto che una levata di scudi feroce come quella contro i fuorisede che volessero azzardarsi a tornare in Calabria, ogni tanto ce l’aspetteremmo anche contro i contagiati – quelli sì veramente infetti – dallo ‘Ndranghetavirus.