Infiammano in tutta Italia le proteste contro il nuovo DPCM voluto dal Governo Conte.
Una stretta, specie sulla ristorazione, che ha generato da subito nervosismo e messo a ferro e fuoco diverse piazze cittadine.
Perché se il primo lockdown a marzo era stato vissuto da tutti con paura e accettazione, lo stesso non può dirsi per questo nuovo provvedimento che – nei fatti – è un secondo (mini) lockdown.
Una protesta che, come spesso in questi casi, è trascesa, e da pacifica è diventata violenta.
Scontri in piazza, appena superata la mezzanotte, e proteste vibranti contro delle misure giudicate eccessivamente restrittive ed economicamente massacranti.
E la voce si alza anche dalla Calabria.
“Che è ‘sta storia del coprifuoco a mezzanotte! Noi vogliamo andare a letto alle 22!”
Tuonano i cittadini calabresi.
“Qui a novembre, già dalle 19, in centro non c’è più nessuno“, fa notare un abitante di Bianco.
Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda, insomma.
Tra chi protesta per i ristoranti chiusi alle 18, chi per i teatri e i cinema e chi… perché vuole andare a letto alle 10.
Che qui c’è gente che dorme, oh!