Partiamo citando un celebre pezzo dei “Thegiornalisti”, perché la Calabria genera una felicità naturale solo a pensarla. Per noi, distanti ma uniti, è casa e lo sarà sempre.
Però Calabria puttana anche perché vilipesa, umiliata e offesa. Malata e senza un numero adeguato di posti di terapia intensiva. Per questo zona rossa, non perché piccante o per qualche altro curioso luogo comune rinvenibile alla bisogna.
Scarsa, ultima, povera. Accattona come in un film di Pasolini. In mano a incompetenti proprio nel momento dell’emergenza. Lasciata sola, sul ciglio di una strada mai completata. A piangere morti e occasioni mancate.
Puttana, bellissima, ma sottoposta alle voglie di tutti. Di chi vuole solo prendere e si cela dietro un’approssimazione e un pressappochismo che dilaniano la Calabria quanto la ‘ndrangheta.
L’ultimo segnale delle metastasi, che hanno ormai reso quasi incurabile la regione, arriva da un’intervista scomoda, fatta come si deve. Un’intervista che utilizza le domande come chiave per aprire serrature invariabilmente chiuse.
Venerdì 6 novembre, RaiTre, “Titolo V”. È la notte della Calabria, per abbondare con le citazioni e rifarci al maestro Zavoli. L’intervistato è Saverio Cotticelli, il Commissario alla Sanità calabrese.
La persona incaricata di gestire l’emergenza per contribuire a portare la Calabria fuori dalle sabbie mobili della pandemia.
Il giornalista pone “domande di base”, riguardanti i posti di terapia intensiva e più in generale la strategia calabrese per l’emergenza Covid.
Con una reazione che ricorda i punti più grotteschi delle pellicole fantozziane, il Commissario si barrica dietro formule di temporeggiamento, poi si rifugia nelle certezze affidate a una non meglio precisata Maria. Una sua collaboratrice, si suppone, che lo tratta come uno sprovveduto e lo bacchetta.
Infine il deus ex machina, sulla scena compare l’unica persona con dei numeri plausibili, che si qualifica però come usciere. Dimostra grande dignità, ma alla mente non può che rievocare i fasti di Maccio Capatonda.
Il Commissario non riesce a mascherarsi dietro la mascherina. E patisce un’umiliazione di cui ha finalmente piena consapevolezza.
Per pochi minuti si sente come la Calabria, la rappresenta davvero.
Rimangono poche lacrime amare, a corredo della felicità.
Povera Calabria, sputtanata e per sempre puttana.