Farà discutere, e non poco, quanto accaduto lo scorso venerdì a Soverato, nel tradizionale mercatino conosciuto come uno tra i più affollati al mondo, forse secondo solo a quello di Derb Omar a Casablanca.
Come ogni settimana, il noto compare Turuzzo stava vendendo di tutto nell’area destinata alla propria bancarella: dalla frutta alle tute acetate Lotto, fino ai più grandi successi dei Pooh rimasterizzati in salsa caraibica.
Turuzzo, seguendo un’antica tradizione familiare, si guardava bene dal rilasciare scontrini o ricevute, orgoglioso di un commercio completamente in nero, ma alla luce del sole. “Ci metto la faccia, io!”- questo lo slogan che il compare ama ripetere.
Tuttavia, proprio a conclusione di una normale operazione d’acquisto (per un abito con decorazioni floreali di dubbio gusto), una signora osava chiedere:”Scusa, ma lo scontrino?”
Turuzzo, allibito da una domanda così irriguardosa, replicava:”Ma quala scontrino?”
La signora decideva allora di scatenare una polemica feroce all’indirizzo del commerciante, confortata anche da alcuni passanti che intimavano il rispetto della legge. Turuzzo veniva quindi subissato di “Buuuu” di protesta per la scelta di vendere in nero.
La situazione stava degenerando e solo l’intervento degli altri ambulanti e delle forze dell’ordine ha potuto ripristinare una situazione di normalità, consentendo a Turuzzo di concludere la giornata di nero.
Al compare sono arrivati pronti segnali di solidarietà da parte delle istituzioni locali, indignate per un “grave atto di discriminazione fondato solo sulla natura del commercio“. “E se non fosse stato in nero?” – si domanda un autorevole esponente politico della zona – “È ora di finirla con questi atteggiamenti nel 2019. Chi vende in nero deve sentirsi in diritto di stare ovunque, senza essere molestato da personaggi inquietanti.”
La lunga strada dell’uguaglianza non ha ancora finito di essere percorsa. Il caso di Turuzzo insegna.