“Per aver contribuito all’armonia tra i popoli e rappresentato, attraverso un sapiente mix di ingredienti provenienti da diverse tradizioni, un possibile tentativo di dialogo tra culture lontane”.

È con questa motivazione che, questa mattina a Stoccolma, l’Accademia svedese ha conferito alla Calabria l’ambito premio Nobel per la Brace.

“Hamburger di manzo toscano, carne argentina, salsicce di maiale calabrese, coniglio emiliano, bistecche danesi e, ancora, melanzane siciliane e patate irlandesi, rappresentano un mirabile tentativo di incontro e confronto tra le nazioni”, prosegue il comunicato.

“Sono fiero ed emozionato, ma non posso certo dire essere sorpreso” esordisce così compare Nunzio, braciere professionista incaricato dalla Regione Calabria dell’onore di ritirare il prestigioso premio.

“Quest’anno più degli altri abbiamo voluto osare, a Pasquetta abbiamo arrostito il mondo. Mentirei se dicessi che non me lo aspettavo!”

È stato, infatti, il barbecue allestito alla pineta di Sant’Elia a Palmi lo scorso aprile – definito dai presenti come memorabile – a garantirgli il riconoscimento.

“Con mio nipote il giorno prima abbiamo fatto uno spesone: sessanta chili di carne proveniente da 18 regioni e 16 nazioni differenti, senza contare i contorni. C’erano arrosticini abruzzesi, lepri sarde, rubia gallega, wurstel tedeschi, oltre al nostro immancabile maiale preparato in tutte le salse. È stata una mangiata epica, una brace il cui fumo si vedeva dalla luna!”

Gongola compare Nunzio, e ne ha tutto il diritto.

Un premio sicuramente pronosticabile, ma in bilico fino alla fine per una piccola pecca nella preparazione del menù: la completa assenza dal menù di ‘carne vegana’. Ma è proprio su questo punto che l’anziano originario di Cinquefrondi ci tiene a precisare.

“Avrei fatto un casino se mi avessero penalizzato per questo! Io a queste degenerazioni non mi presto, la carne vegana è una contraddizione in termini, è come dire che il miglior cane dell’anno è un gatto. Scusatemi eh! Per i vegetariani e i vegani avevamo il menu baby fatto di zucchine, patate e peperoni arrostiti. E gli è andata pure bene. Fosse per me gli avrei fatto mangiare le pigne!”

Sentenzia il vulcanico compare calabrese, a chiudere una polemica che rischiava protraendosi di infangare il prestigio di un così ambito e storico premio.