Restare a casa è difficile, ma è fondamentale.
Per un sistema sanitario che ha subito contrazioni e tagli come quello italiano, un aumento esponenziale di casi di Coronavirus potrebbe portare in breve al collasso degli ospedali.
Secondo i dati della Protezione civile, necessiterebbe di ricovero circa il 40% dei positivi.
Proporzione troppo alta per garantire adeguate cure a tutti i contagiati se i numeri dovessero aumentare.
A risentirne sarebbe, infatti, la qualità del trattamento medico e la conseguente efficacia dello stesso.
E c’è già chi paventa delle dolorose scelte tra chi curare e chi no.
Ma, banalmente, senza arrivare a decisioni tragiche, più alto è il numero dei ricoverati e meno attenzioni può ricevere il singolo degente.
È pura questione matematica.
E tra scale di priorità improntate sull’età o sulle malattie pregresse, c’è chi in Calabria paventa una scelta sulla base della migliore… raccomandazione.
Un cugggggino che lavora all’ospedale, nella nostra regione, spesso si rivela meglio di un’assicurazione sanitaria.
Nel marasma del pronto soccorso dichiarare di avere un parente medico, meglio ancora se primario, apre spesso diverse corsie preferenziali di vitale importanza.
Bisogna, dunque, resistere ancora e rimanere in casa aspettando che il contagio si fermi o che si scopra presto un vaccino.
Perché, provocazioni a parte, i posti in terapia intensiva – è notizia di oggi – in Calabria sono quasi interamente già occupati da degenti normali.