44,32%
È stata questa l’affluenza alle Elezioni regionali calabresi del 2020.
Meglio della scorsa tornata elettorale, ma comunque un dato sconfortante e non soltanto se paragonato al 58,8 dell’Emilia Romagna.
Dentro quel 55% e più di non votanti ci sono tantissimi fattori e più di un segnale d’allarme.
Per iniziare: la quasi totale assenza di cultura civica dei calabresi. A che serve votare? Ma chi se ne frega?!
Sfiducia, certo, ma anche assenza di promesse personali. Non è un caso che i dati di affluenza più alti siano ogni volta quelli delle Comunali.
Là dove il candidato di turno può entrare nel microcosmo della quotidianità e offrirti dal posto di lavoro all’intervento di manutenzione stradale.
E poi c’è, dietro quel calabrese su due che non è andato a votare, c’è la grande piaga dell’emigrazione.
Ragazze e ragazzi che sono partiti, alcuni ormai da molti anni, per studiare e lavorare mantenendo la residenza giù.
Persone che non tornano a casa a votare, per motivi economici, perché non lo reputano importante, perché hanno perso le speranze.
È in un circolo vizioso di disaffezione alla politica e scarso peso politico nazionale, la Calabria.
Meno contiamo – basta vedere lo sbilanciamento mediatico rispetto alle contemporanee elezioni emiliane – e meno continueremo a contare.
In ogni caso, comunque la si analizzi, una grande figura di merda
Fonte foto: termometropolitico.it