500.000!
Sarebbe questo, secondo le stime ufficiose, il numero di calabresi residenti nella Capitale.
Chiaramente si includono anche le seconde e probabilmente terze generazioni.
Uomini e donne che, da settant’anni a questa parte, si sono trasferiti a Roma e che nel frattempo hanno messo su famiglia e figli.
Persone che sono diventate a tutti gli effetti cittadini romani, capitale umano che molto probabilmente non tornerà più in Calabria.
Ma se 500.000 è un numero stimato, complessivo del fenomeno migratorio, possiamo tranquillamente affermare che sono comunque decine di migliaia i calabresi, ancora residenti in Calabria, che vivono in pianta stabile a Roma.
“Chiediamo l’istituzione di un seggio elettorale speciale qui, magari a Piazza Bologna”
Vogliono esercitare il loro diritto di voto queste donne e questi uomini che vivono in Capitale, ma che hanno ancora il loro cuore – e la residenza fiscale – giù.
“Scendere e risalire per un giorno è un massacro, oltre che economicamente impegnativo”, ripetono in coro.
E in effetti come dargli torto!?
Come rimanere sordi davanti ad un problema che riguarda così tante persone?
Esercitare un diritto, quello fondamentale del voto.
Un’esigenza di migliaia di persone che dovrebbe avere risposta da parte della politica.
Che se è cieca davanti alla piaga dell’emigrazione, potrebbe quantomeno occuparsi delle sue conseguenze.