Dimenticate Walter White e la sua vita dissennata.
Dimenticate Breaking Bad e pure Pablo Escobar.
Frasi come “Biv! Agg capì se m poss fida’ e te” e “Faresti meglio a chiamare Saul”, improvvisamente svaniscono dalle menti degli aficionados delle serie televisive.
Motti di vita e dialoghi epici che impallidiscono davanti a lui, Giuseppe. Il protagonista della nuova fiction targata Netflix.
Esco o’ bar, la storia di un impiegato pubblico calabrese.
“Tocca a me timbrare questa settimana!” “A flessibilità positiva come stai messo?” “Te l’hanno approvata poi la 104 per tua nonna?” “Sto un po’ a corto di banca ore ‘sto mese, debbo fermarmi FINO ALLE TRE oggi in ufficio”
Sono solo alcune scene apparse nel trailer ufficiale della serie, che però fanno già parte della storia del cinema mondiale.
Una vita, quella di Giuseppe, divisa tra camuffamenti ed escamotage orari.
Una serie che è anche un documentario: come mimetizzarsi in ufficio e sfruttare a proprio vantaggip tutti i tentacoli normativi del Regolamento interno del personale.
Giuseppe uscirà spesso al bar, è quello il set principale che dà il nome alla serie.
Non si farà trovare in ufficio quando c’è da assegnare il lavoro quotidiano, ma riapparirà magicamente al momento di timbrare la pausa pranzo interna o di festeggiare il compleanno di un collega.
Sarà dentro e fuori, vivrà nell’ombra scansando abilmente le responsabilità.
Una serie che, insomma, ci sta già facendo venire l’acquolina in bocca.