“Era l’ennesimo caso di abusivismo naturalistico e noi non eravamo disposti a soprassedere oltre”. Esordisce così in conferenza stampa il sostituto procuratore di Catanzaro, Alessio Parnedori, illustrando ai giornalisti i dettagli di un’operazione che farà storia e giurisprudenza in Calabria.

Trecentocinquanta metri di spiaggia finissima posta sotto sequestro dagli uomini della Capitaneria di Porto coadiuvati dal nucleo operativo ecologico dell’Arma dei Carabinieri.

Un tratto di battigia che si stava minacciosamente avvicinando ad una villa, in un tratto di costa già di per sé costruito troppo a ridosso delle abitazioni private.

“La natura deve capire che, in Calabria, le cose stanno finalmente cambiando. Deve passare il messaggio che comportarsi in barba alle regole ormai non paga più.”

Sono dunque calati i sigilli su uno dei tratti di litorale più caratteristici di tutta la regione. Una decisione dolorosa, ma necessaria, che ha lasciato un po’ attoniti i cittadini di Falerna.

Alcuni dei quali hanno anche provato a difendere il comportamento della spiaggia.

”Un tempo il mare era più lontano dalle case e la spiaggia se ne stava per conto suo. Adesso, con l’erosione costiera, giustamente il mare si è avvicinato al paese e purtroppo la spiaggia si è trovata in mezzo e non avendo dove andare si è messa sotto le case“.

Chi gongola, invece, è il proprietario della villa interessata dall’abusivismo naturalistico:”Mio padre ha tirato su questa casa in una notte: dalle sei di pomeriggio all’indomani mattina c’erano già su due piani. Abbiamo attraversato tutte le fastidiose rogne del sequestro e del successivo condono. Abbiamo lottato con le unghie e con i denti per vedere tutelato il nostro interesse ad una terza casa di proprietà. Vederci così, assaliti dalla spiaggia e dal mare nel giro di qualche anno, ci ha fatto male. Se la spiaggia non riesce a reagire all’erosione sono problemi suoi. Noi abbiamo costruito quindici anni a ben 8 metri dalla battigia. Ritrovarci quasi a ridosso delle onde era uno scandalo alla luce del sole che è stato giustamente sanzionato e punito”.

Una ricostruzione, confermata anche dagli inquirenti, che parrebbe lasciare pochi alibi alla spiaggia.

“Cementificheremo tutto, qui. Non abbiamo alternative. Faremo un cortile per i bambini e un parcheggio per le macchine. Ai bagnanti lasceremo un accesso al mare di 80 centimetri di larghezza, purtroppo è il massimo che possiamo fare”

Una storia che, tutto sommato, finisce con un lieto fine grazie alla solerzia delle forze dell’ordine e alla magnanimità di un privato.

Un segnale che il vento in Calabria sta finalmente cambiando.

E che, se si ha la fortuna di non stare sottovento al depuratore, si può anche respirare.