L’ordinanza comunale adesso c’è. È ufficiale: vietato l’uso del catanzarese stretto per contenere l’emergenza-coronavirus.
“Troppe doppie, pensate a una parola come ‘accappatoiu’, con tutte quelle consonanti da esasperare con aspirazioni alla Roberto da Crema. Il contagio sarebbe inevitabile”. Queste, secondo una ‘gola profonda’ di Palazzo De Nobili, le motivazioni alla base di una scelta che farà certamente discutere, ma non si sa in quale idioma.
L’ordinanza ha avuto immediata esecuzione in tutto il territorio della provincia di Catanzaro e numerose sono le voci di protesta che si alzano soprattutto nei circoli degli anziani e nelle zone vicine allo stadio Ceravolo.
“E mò comu parru?”, risuona forte la domanda provocatoria di Antonio, compare di 78 anni con un passato da vagabondo professionista. Una provocazione lanciata proprio in catanzarese per dire che del coronavirus “’minda futtu”.
Eppure, stando alle proiezioni dell’OMS, litigando in catanzarese ci sarebbe l’80% in più di possibilità di contagio. È un dialetto invasivo che occlude le vie aeree e porta a diventare paonazzi.
“Bene ha fatto il Comune di Catanzaro ad assumere questa decisione. Forte, ma dovuta”, chiosa soddisfatto il D.G. dell’OMS da Ginevra.