“Favorire lo smart working, ovvero per le mansioni effettuabili da remoto preferire il lavoro da casa”.
Le parole di Giuseppe Conte, a margine della conferenza stampa in cui illustrava il nuovo DPCM di contenimento della pandemia Covid-19, sono sembrate a molti una panacea.
Lavorare dal divano di casa senza stress, sveglie all’alba, traffico e parcheggio.
Ma quello che per molti è un sogno, come sempre in questi casi, per tanti altri è un vero e proprio incubo.
Ci sono dei lavori, specie per i liberi professionisti, che non sono praticabili da remoto.
Pensiamo agli archeologi, agli assicuratori, ai baristi e – in generale – a tutte quelle mansioni che necessitano di un cantiere oppure di uno stretto rapporto col pubblico.
È così che uno ‘ndranghetista calabrese, impossibilitato a raggiungere i negozi (peraltro chiusi), ha iniziato a chiedere il pizzo ai suoi condòmini.
In qualche modo si deve pur sbarcare il lunario.
Piano dopo piano, portone dopo portone, l’uomo si è fatto il giro del palazzo spiegando la situazione e offrendo protezione in cambio di un canone mensile.
“Ma lo fa già l’amministratore di condominio, questo”, si è sentito rispondere l’uomo.
“E da oggi ci sono io! Anzi pure lui mi dovrà pagare”.
È forse nata una nuova professione?