Siamo alle solite, d’altronde siamo o non siamo calabresi?
E se l’Italia è una nazione di Comuni, la Calabria ne è la sua quintessenza.
Miriadi di paesi, frazioni, vie, contrade, tutte in competizione perenne tra loro.
“E perché a loro sì e a noi no?”
È un eterno piagnisteo la politica calabrese.
Succede così che il Fracciarossa preveda la fermata a Rosarno e subito insorga il sindaco di Gioia Tauro: “Vogliamo la fermata anche a Gioia!”
E perché non a Palmi, a Bagnara e a Scilla? Magari pure a Favazzina e ad Archi che ci troviamo!
Facciamo diventare il Frecciarossa un nuovo treno Espresso.
Già, perché la particolarità dell’Alta Velocità, per chi non lo sapesse, è appunto la…velocità.
Dunque, se il percorso diventa una Via Crucis e il treno è costretto a fermarsi ad ogni stazione, ci spiegate che Alta Velocità è?
Ma è la classica politica da cortile calabrese, bellezza!
Quella visione d’insieme che ha sempre latitato nella nostra regione.
Il treno ferma a Rosarno e tu non vuoi farlo neanche ripartire, prendergli velocità, che già lo costringi a rifermarsi 7 chilometri dopo a Gioia Tauro.
Che meraviglia!
Intanto, mentre il sindaco di Gioia apre un tavolo di crisi per la fermata mancata, Italo e Trenitalia staranno iniziando a chiedersi chi cavolo gliel’ha fatto fare di operare questa scelta.
Mentre noi calabresi continuiamo a farci del male.