L’esito della sentenza era probabilmente tra le più scontate e prevedibili nella storia giudiziaria di questo paese, malgrado la pesantezza della condanna.
Perdita della potestà genitoriale.
È questa la pena che il giudice Raimondo Imperlato ha inflitto a Manuela P., 49enne madre lametina rea di non essersi spinta fin dentro l’androne di scuola per riprendere il figlio al termine delle lezioni.
Una mancanza che il magistrato ha definito “imperdonabile e insanabile. Un atteggiamento che non merita una seconda chance e non prevede redenzione“.
Un comportamento che anche il figlio, studente di terza liceo, aveva provato a giustificare: “C’era traffico, un genitore aveva parcheggiato l’auto di traverso, proprio davanti davanti scuola, e si era creato un ingorgo. Era impossibile per mamma avvicinarsi più di così”.
Una ricostruzione dei fatti che, però, nulla ha potuto contro la rigidità del togato, il quale ha deciso di applicare alla lettera la vecchia consuetudine calabrese che prevede di accompagnare e andare a riprendere i figli nelle immediate vicinanze degli istituti pena la pubblica gogna e, per l’appunto, l’infamante accusa ‘genitori snaturati‘.
Una sentenza che certo farà scuola, è proprio il caso di dirlo. Gioco di parole a parte.
Un monito per i genitori, ormai poche decine a dire il vero, che ancora si ostinano ancora ad affidare i figli ai mezzi pubblici o peggio incoraggiandoli ad andare a scuola a piedi, facendo loro percorrere distanze anche superiori ai 65 metri quadrati.