“Abbiamo stracciato il suo passaporto ed estromesso dal suo stato di famiglia”.
Esordisce così Vincenzo Macafituso, sindaco di Montebasso Brulico: il primo cittadino del paesino in provincia di Cosenza non vuole avere più niente a che fare con il suo ex compaesano.
“Partire senza scrivere su Facebook un pensiero, una riflessione sulla condizione meridionale, è imperdonabile”.
Già, perché lui, il colpevole, il reietto si è preso il lusso di ritornare a Roma dopo le vacanze natalizie senza postare sui social nessuna frase strappalike sulla piaga dell’emigrazione.
30anni a settembre, di cui ormai dieci vissuti a Roma, Fabrizio – è questo il nome dell’infame – è ripartito l’altro ieri alla volta della Capitale.
E tutti si aspettavano il classico post del 6 gennaio e del 1 settembre: quello dell’emigrato meridionale che è costretto a partire.
Niente da fare, invece. E anche se dopo 9 anni ci sta che Fabrizio si sia pure rotto i cosiddetti della solita retorica infruttuosa, per gli amici è stato un errore imperdonabile.
“Due parole poteva pure scriverle”, ammette suo malgrado la madre.
“Anche una frase copia-incolla copiata da qualche parte! Internet ne è pieno!”
DOVEVA pubblicare qualcosa, dire la sua sulla questione meridionale. Se possibile banalizzarla, dando un colpo al cerchio e uno alla botte: comprendendo chi parte perché costretto e lodando chi resta a combattere.
(Tipo che se uno va via di sua sponte è un mostro).
E così Fabrizio ha pagato la sua insubordinazione alla causa meridionale, con la pena più pesante: la revoca della cittadinanza calabrese.
“Poco male”, la prende con filosofia il fuorisede, “almeno dall’anno prossimo pago meno di addizionale regionale e di assicurazione della macchina”.