Entriamo nell’ultimo mese dell’anno e, come sempre in questo periodo, è tempo di classifiche.
Un 2020 che ricorderemo soprattutto per il Coronavirus e per tutti gli stravolgimenti che ha portato nella nostra vita.
Smartworking, distanziamento sociale, solitudine, crisi economica.
Impoverimento che ha colpito soprattutto il sud Italia, già martoriato da disoccupazione giovanile, emigrazione, crisi sanitaria e disastri ambientali.
Piove sempre sul bagnato, come si suol dire.
E la Calabria in tutto questo sprofonda, non solo metaforicamente.
Implode negli smottamenti e nelle voragini stradali, rimane sul fondo delle classifiche sulla qualità della vita.
Reggio, Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Crotone, città nelle quali si potrebbe – e dovrebbe – vivere meglio.
Con un clima mite, il mare e la montagna a due passi, una ricca tradizione culinaria.
Eppure siamo sempre lì, in fondo.
Perché gli elementi presi in considerazione da queste classifiche sono altri: sanità, lavoro, sicurezza, equità sociale.
Sarà forse il clima e la natura benevola a farci rilassare troppo? A non farci prendere a morsi la vita (e chi ci amministra)?!
Resta il fatto che ogni anno, in queste competizioni tra città, la Calabria è sempre sotto.
Ci siamo così abituati a vederla lì che quasi non ci fa più specie.
Eppure, anche se può sembrare buonista e retorico, quanto si potrebbe vivere meglio, qui ?
Come disse qualcuno: In Calabria c’è tutto, è il resto che manca.