Una domanda innocente, sarebbe proprio il caso di dire. Una richiesta forse un po’ pretestuosa, certo, per chi pretende di operare nell’illegalità, ma certamente una richiesta comune.
”Scusi di cosa si tratta?”
Si è sentito rispondere così, questa mattina, il passeggero appena sbarcato all’aeroporto di Reggio Calabria che ha osato chiedere al tassista di usare il tassametro.
”E chi è ‘sta cosa? Si mangia? Dove si compra?”
Già, cos’è il tassametro? Sembrerebbe il colmo dei colmi. Eppure in una regione dove anche la normalità diventa un’eccezione, evidentemente tocca fare un passo indietro per capire l’origine di un simile fraintendimento.
Per capire la ratio di questo comportamento, bisogna scomodare la teoria dell’evoluzione – o involuzione – della specie. Come i rettili che si sono disfatti delle branchie perché inutili sulla terra ferma, anche i tassisti calabresi si sono disfatti del…tassametro.
Tanto a lungo non lo usi che alla fine ti dimentichi che esiste.
”Il tassametro? E cosa sarebbe?”
Una domanda in buona fede tanto ingenua, quanto tragica.
I tassisti sono così stati per così a lungo abituati a non usarlo, a contrattare ogni corsa in stile India o Vietnam, che alla fine se ne sono liberati.
E di padre in figlio, adesso lo hanno rimosso.
Poco male: “Fino alla stazione? Datemi 20 euro, signora, e ve la cacciate”.
Con buona pace dell’Agenzia delle Entrate.