È un’altra tragedia quella che ha colpito stamattina il mondo del meridionalismo.
Sono le nove e mezzo del mattino quando un gruppo di pescatori amatoriali avvertono le autorità circa un corpo galleggiante in località Tempietto a Reggio Calabria.
“Abbiamo sentito un urlo disumano e poi una corsa sulla spiaggia. Qualcuno che si dava come la carica per entrare in acqua, forse per esorcizzare le basse temperature”, racconta uno di loro.
Già temperature rigide e cielo coperto, un clima insolito a maggio a queste latitudini.
Delle condizioni climatiche che a nessuno sono andate giù e che qualche impavido arriva addirittura a negare palesemente.
Ed è proprio il caso di Nunzio Pelagatti Maltese, l’uomo, l’intellettuale che ogni anno a maggio anticipava tutti i suoi concittadini inaugurando la stagione estiva.
“Qui da noi puoi fare il bagno già da maggio!” era solito condividere sui social le sue imprese, Nunzio.
“In Calabria PUOI… nel culo ai terroni e ai fuorisede!” “Statevi a Milano, porci! Noi qua ci scialiamo!”
Erano le simpatiche didascalie alle foto delle sue imprese.
Un clima autunnale, invece, che soprattutto a lui aveva scombinato piani.
Non li accettava quei nuvoloni e quelle temperature sotto i venti gradi.
“Ci proverò lo stesso” aveva confidato agli amici più stretti.
“Devo fare rosicare quelli che vivono fuori, tanto dalla foto mica si vedrà che in realtà fa freddo…”
Pensava di aver fottuto il sistema, Nunzio, di resistere al vento di tramontana e all’acqua gelata del Lido comunale di Reggio Calabria.
Ma il finale è stato dei peggiori: era suo il corpo assiderato che galleggiava a pochi passi dalla riva.
Di lui ci resterà il ricordo di quelle imprese al limite dell’umano, la positività e la sua lotta per migliorare la Calabria a suon di “’Nto culu a cu’ non voli”.
Quella Calabria che da oggi è intellettualmente ancora più povera, avendo perso una delle sue menti migliori.