Una storia triste, come molte di quelle che la Calabria ci costringe a raccontare.
Michele, giovane calabrese con trascorsi da mangione, era tornato a casa per un bel pranzetto in famiglia.
Il caldo focolare domestico per riscoprire affetti e sapori: mamma emozionata, papà burbero, sorellona ai fornelli.
Proprio lei, Maria Carmela Assunta, aveva preparato il suo cavallo di battaglia in onore del fratello: patati e pipi, un micidiale mix di sapore e pesantezza che vede l’olio trionfare su patate allo stremo e peperonazzi ripiegati.
Una prelibatezza che ci fa sentire orgogliosi della bella Calabria nostra!
A un certo punto l’irreparabile, Michele chiede timidamente: “Potremmo fare un po’ di riso col tonno ché sono a dieta?”
Non l’avesse mai detto!
Padre in preda al panico, mamma svenuta e rianimata solo con l’aiuto delle cipolle di Tropea e sorella in ginocchio a maledire il malocchio che le aveva fatto la cugina del nipote.
Uno scenario non lontano dall’attuale quadro siriano: Michele umiliato e imbarazzato, l’intera famiglia contro di lui con il chiaro intento di farlo fuori e una tijana di patati e pipi lasciata intonsa, profanata nella sua eccellenza.
La notizia ha fatto immediatamente il giro della provincia e il prefetto competente ha deciso, cautelativamente, di disporre l’allontanamento del giovane dalla casa familiare.
Michele non sarebbe comunque in pericolo di vita, ma avrebbe cambiato identità e starebbe provando a rifarsi una vita al confine con la Svizzera.