È un Matteo Salvini euforico quello che si imbarca dall’aeroporto di Crotone con destinazione Bergamo.

“Qui avete pure l’aeroporto! Che culo!”

Peccato funzioni al massimo dieci volte l’anno: le volte in cui i politici di turno ci fanno scalo per distribuire la solita dose di promesse difficili da mantenere.

È in tour per le elezioni regionali, il Capitone nazionale. Si divide tra Emilia e Calabria, ed è in quest’ultima che vuole fare il colpaccio. Portare il centrodestra alla vittoria grazie ai suoi determinanti voti. Spingere la Lega verso orizzonti percentuali mai immaginati nella terra di Pitagora e di Alarico.

“Grazie a tutti per l’accoglienza, adesso torno in Padania, ehm… in Italia! Insomma torno a Milano”.

È un doppio lapsus freudiano quello del leader leghista. Una pezza che è peggio del buco. Già perché se la Padania non esiste, la Calabria c’è, eccome. E non è Italia, secondo la ricostruzione di Matteone.

“Torno in Italia, grazie a tutti!”

Neanche fossero africani, i calabresi. Neanche fossero colonizzati. Neanche votassero per un partito che fino all’altro ieri si chiamava Lega Nord.

Ma per chi ci hanno preso!

Anche se forse forse tutti i torti non hanno