Non smette di suscitare polemiche e pettegolezzi il rientro in Italia di Silvia Romano.
Dopo la gioia dello sbarco e dell’abbraccio con la famiglia, è tempo, giocoforza, di rumors e prime indiscrezioni sulle ‘conseguenze’ della prigionia.
La cooperante romana, infatti, è spuntata dall’aereo con un abito tradizionale somalo sovrastato da un’enorme mantellina con tanto di copricapo.
Conversione all’Islam? Fenomeni da sindrome di Stoccolma?
Macchè!
È la stessa ragazza a parlare della sua vera e unica conversione.
“Ho passato parte della mia prigionia in Calabria, e là mi sono di fatto convertita alle frittelle di sciurilli”.
Eccola, l’ammissione, il peccato di gola della cucina calabrese.
Galeotte furono le frittelle.
E va bene così, libertà di scelta assoluta. In questo come negli altri casi.
Una conversione cui non entriamo nel merito, ma che di certo migliorerà lo stile di vita della volontaria.