”Bellu meu! Veni chi a nonna ti ‘ccattau i susumelli!”
La cucina parata a festa è quella del ritorno del figliol prodigo, dell’emigrato calabrese che periodicamente ritorna a casa a trovare amici e parenti.
Sul tavolo salumi, formaggi e leccornie di ogni tipo. Davanti a tutto quel ben di Dio campeggia il vassoio della pasticceria ‘di famiglia’, il bar di cui ogni nucleo calabrese si fida e dal quale attinge a piene mani ad ogni festività.
E dentro quella carta argentata, loro, le famigerate susumelle: biscottini di pasta dolce ricoperti di cioccolato.
L’orgoglio di nonna, il rituale: “I susumelli pu figghiolu”.
Peccato che il ragazzo abbia idee differenti, idee deviate probabilmente inculcatagli dalla televisione e/o dall’ambiente milanese.
”Nonna, ma quale susumelle!? Ora vanno i Nutella Biscuits! Avevo detto a papà di dirti di comprarli”
”Comu bellu? Nutella chi? A Nutella faci mali!! Chi ‘ssu ‘sti porcarii?”
”Scusa, nonna, perché ‘sti biscotti pieni di zucchero e di canditi e ricoperti di cioccolata che sono?”
E qui l’affronto definitivo, la scintilla che scatena l’ira funesta della nonna: paragonare le susumelle ai Nutella Biscuits!
E lì il primo buffetto, seguito dal secondo, poi le ingiurie “Sdisonoratu!”
Quindi i calci, uno, due, tre, tanti!
Il nipote che capitola ed è costretto alla fuga. Ripiega in stazione, sale sul primo treno e rientra precipitosamente a Milano. Con l’onta incancellabile di aver paragonato le susumelle ai barbari Nutella Biscuits.