Cresci figli, meglio maiali! Diceva un antico adagio calabrese.
Figli ingrati, figli delicati che alla prima difficoltà gettano la spugna.
Figli sui quali non si può fare affidamento.
“Non ne nascono più calabresi come ai miei tempi!” Le parole, amarissime, sono quelle di zio Nunzio di Francica. Suo nipote gli ha appena tirato una pugnalata inaspettata alla schiena.
“Era meglio se mi aveva ammazzato, ve lo giuro! Per me non esiste più, se lo prendo lo ammazzo!”
Parole pesantissime, quelle del settantenne, che hanno propendere il prefetto di Vibo per la concessione della scorta al giovane protagonista della vicenda.
Lui, Sebastiano, una laurea e un master ottenuti a Roma, 27enne dal brillante avvenire ha deciso di compiere quello che in Calabria è giudicato un oltraggio ai massimi livelli.
Rifiutare un pranzo o una cena a casa dei parenti.
“Sono troppo pieno, zia. Sto mangiando ininterrottamente da 4 giorni”. Si sarebbe azzardato a dire il giovane.
Una tradizione, quella del pranzo domenicale in famiglia, che in Calabria viene osservata fino al 13esimo grado di parentela.
Neanche le classiche 2 ore e mezza di insistenze di zii e cugini sono serviti a fare cambiare idea al giovane ribelle (e vagabondo).
“Sto male, a Roma non sono più abituato a mangiare così”.
Una volta capito che il ragazzo non avrebbe accettato per nulla al mondo l’invito, i parenti hanno desistito dai tentativi di persuasione e sono passati alle minacce.
“Qui non ti fai più vedere. Per noi sei morto!”
Comportamento questo che ha portato la Prefettura, come dicevamo, a disporre la protezione armata per il giovane.