Rientrare in Calabria per stare vicino ai propri genitori e non rimanere da soli a Milano.
Una scelta incosciente, dettata dal panico di dover affrontare un periodo indefinito di quarantena in una stanza di 20 metri quadri lontani dai propri affetti.
Ed è così che migliaia di calabresi nella notte del 7 marzo (e anche successivamente, a piccole ondate) sono partiti dalla Lombardia per fare ritorno a casa.
Per scappare dalla solitudine, dalla paura e da un sistema sanitario quasi al collasso per le migliaia di contagiati di Covid-19.
Si rientra in fretta e furia in Calabria, che a livello ospedaliero non è la Germania, lo sappiamo già, ma ci si accolla il rischio.
Non saremo messi in fondo così male, pensa il fuorisede di rientro.
Blande certezze e giustificazioni che crollano davanti al video della visita della Governatrice Santelli al Policlinico di Catanzaro.
Doveva essere una testimonianza rassicurante, un nuovo reparto Covid messo in piedi in tempi record, aumento dei posti letto e apparecchiature d’avanguardia.
Invece quello che, nelle intenzioni, era uno spot, si è trasformato in un vero e proprio boomerang.
Medici senza mascherine né altri apparati di protezione, distanze di sicurezza assolutamente non rispettate e conseguenti assembramenti davanti ad ogni porta, letto e scrivania che i visitatori trovavano sulla loro strada.
Sullo sfondo un reparto in pieno stile ASL calabrese anni Novanta e in generale una sensazione di un ambiente non proprio sterile e pronto a contenere grandi numeri di contagiati.
Da qui la decisione del fuorisede calabrese rientrato di corsa nottetempo in Calabria, di rientrare a gambe levate a Milano.