“Non è vero, ma ci credo!”
Alzi la mano chi non osserva questa regola ferrea.
Non sono scaramantico, ma non sfido la dea bendata.
La Calabria, poi: terra per eccellenza di credenze popolari e riti propiziatori.
La malanova, il gabbo, il malocchio. Ogni provincia ha le sue paroline magiche che provocano grattamenti e scongiuri di ogni sorta.
Anche se il progresso e la conoscenza avanzano – c’è da dire, molto lentamente – anche in queste lande remote, le iettature rimangono una parte importante della vita di ogni calabrese.
Scaramanzie che si sublimano in giornate campali come questa: il fatidico venerdì 17.
Il giorno più temuto da ogni superstizioso che si rispetti.
Ed è così che un compare calabrese, appartenente alla numerosa famiglia del #nonèveromacicredo , ha deciso di uscire di casa indossando una sobria divisa da giocatore di football.
“Niente di che, solo due imbottiture qua e là“, ha dichiarato il sessantenne.
Insomma: casco, gomitiere, ginocchiere e, immancabile, il parapalle.
Stasera sapremo se tutto questo è servito a qualcosa, oppure se come in Samarcanda per quanto tu possa correre non puoi sfuggire al tuo destino.